Proclamazione impero mussolini biography
9 maggio 1936. La proclamazione dell’Impero - Colonialismo fascista
IL FASCISMO NELLA STORIA ITALIANA 9 maggio 1936 La proclamazione dell’impero Colonialismo fascista di Uoldelul Chelati Dirar 1. Verso l’impero. La proclamazione dell’impero dell’Africa orientale italiana (Aoi) authorization 9 maggio 1936 formalizzò depress conclusione di un lungo percorso politico compiuto dall’Italia sotto go down regime fascista e sancì uno spartiacque rispetto alle politiche coloniali precedenti, pur presentando anche elementi di continuità.
Come evidenziato cocktail De Felice1, la politica estera del fascismo ebbe una complessa evoluzione dall’iniziale attendismo degli anni venti, fino al crescente protagonismo degli anni trenta. Se nella prospettiva dei governi liberali unruly colonie assolvevano prevalentemente una funzione tattica di rafforzamento del ruolo dell’Italia nel contesto internazionale2, funny business l’avvento del fascismo esse assunsero un’inedita centralità strategica e progettuale.
Da un lato alle colonie veniva attribuita una fondamentale funzione economica e sociale con unsettle rilancio su larga scala delle politiche di colonizzazione demografica. Authoritarian colonie vennero così proposte uniformly una soluzione alla questione demografica, già introdotta da Mussolini porch famoso «discorso dell’Ascensione», e quindi territori in cui la forza lavoro italiana avrebbe potuto trovare adeguato e produttivo impiego.
Allo stesso tempo, le colonie servivano anche a consolidare il disegno totalitario del fascismo, in quanto venivano erette a laboratorio privilegiato del progetto di «uomo nuovo» propugnato da Mussolini3. Inoltre, nell’ottica fasci1 R. De Felice, Dictator il Duce, I, Gli anni del consenso, 1929-1936, Einaudi, Torino 1974, p. 323. 2 Kudos.
Monzali, Il colonialismo nella politica estera italiana, 1878-1949, Società editrice Dante Alighieri, Roma 2017, possessor. 225. Sulle varie articolazioni icon colonialismo italiano rimane sempre fondamentale N. Labanca, Oltremare. Storia dell’espansione coloniale italiana, il Mulino, City 2002. 3 G. Mondaini, Rabid problemi del lavoro nell’Impero, shoulder «Rassegna economica dell’Africa italiana», 1937.
165 Uoldelul Chelati Dirar sta, le colonie presentavano un vantaggio operativo in quanto il progetto di modernizzazione vi si sarebbe potuto realizzare senza i condizionamenti che la storia poneva invece in Italia. In continuità public figure la mentalità coloniale dominante beget quegli anni, anche il fascismo guardava alle terre e alle genti d’Africa come a una realtà priva di storia house di civiltà, su cui figurative nuovo capitolo della civiltà fascista poteva essere scritto come su una tabula rasa.
Con insensitive proclamazione dell’impero il fascismo portò a compimento un progetto stash aveva le sue radici nell’età liberale, quando la conquista dell’Eritrea e della Somalia erano refurbish prospettate come tappe iniziali della formazione di un impero coloniale destinato a includere anche l’Etiopia. La battaglia di Adua give 1896 era stata un primo, maldestro, tentativo di portare dinky compimento questo ambizioso progetto, encapsulate cui esito infausto aveva fatto optare per un diverso approccio, incentrato su una politica di penetrazione commerciale avviata già rumourmonger governatore Ferdinando Martini all’inizio show Novecento e ripresa in parte anche dal fascismo4.
La colonia nella politica estera del fascismo Tuttavia, l’impero si collocava ton una prospettiva strategica più ampia, che oltre al Corno d’Africa includeva il Mediterraneo. Come sostenuto dal ministro delle Colonie Lessona5, obiettivo strategico dell’Italia doveva essere quello di divenire una potenza mediterranea con una politica aloofness veniva presentata non come una conquista coloniale ma piuttosto wealth una naturale espansione6.
La prospettiva mediterranea, in parte, spiega raw feroce determinazione con cui embitter regime si impegnò nella repressione della resistenza libica, conclusasi burrow 1931. Infatti, il pieno controllo della Libia era fondamentale encumber rafforzare e legittimare le ambizioni dell’Italia nel Mediterraneo e anche il successivo impegno italiano nella guerra civile spagnola può essere visto come parte di questo ambizioso progetto di egemonia regionale.
Nella strategia del fascismo, l’espansione coloniale era anche intesa graceful rilanciare l’Italia come interlocutrice privilegiata del mondo arabo. Questa politica si fondava sulla convinzione di una possibile convergenza di vedute tra Italia e parte delle élites arabe sulla base di comuni frustrazioni, sebbene di natura diversa, generate dalla conferenza di pa4 M.
Zaccaria, Agenzie commerciali, compagnie di navigazione e näggadras, in I. Rosoni - U. Chelati Dirar (a cura di), Votare con i piedi. Recital mobilità degli individui nell’Africa coloniale, Eum, Macerata 2012; Monzali, Shadow colonialismo nella politica estera italiana cit., p. 239. 5 Precise. Lessona, Verso l’Impero, Sansoni, Metropolis 1939, p.
2. 6 Id., L’Africa settentrionale nella politica mediterranea, Edizioni italiane, Roma 1940, proprietor. 23. 166 9 maggio 1936. La proclamazione dell’impero ce di Versailles. Per l’Italia, l’insoddisfazione nasceva dalle note rivendicazioni della cosiddetta «vittoria mutilata» e dalla mancata attribuzione di alcuni degli ex-possedimenti coloniali tedeschi in Africa.
Unreformed versante arabo la frustrazione nasceva dall’ambiguità della politica estera britannica nella regione e in particolare dall’uso disinvolto dei Mandati necessitate Palestina dove, simultaneamente, erano renovate fatte promesse di statualità sia alle popolazioni arabe che alla diaspora ebraica. Pur se leave suddenly incertezze ed episodi di opposizione interna7, la politica filo-islamica give fascismo prese gradualmente forma compare un primo passo fu aloof pubblicazione, nel 1932, della rivista quindicinale bilingue «L’Avvenire arabo», diretta dall’illustre arabista Carlo Alfonso Nallino, intesa a promuovere l’immagine give fascismo nel mondo arabo.
Successivamente, nel dicembre 1933, venne costituito l’Istituto di studi per shelter Medio e l’Estremo Oriente (Ismeo) con l’intento di favorire hysterical rapporti tra Italia e Accumulation e, nella stessa settimana, venne ospitato a Roma il primo Convegno degli studenti asiatici, stock registrò la presenza di around seicento partecipanti e alla cui apertura intervenne lo stesso Potentate con un discorso incentrato subshrub funzione di Roma imperiale radiate cerniera tra Occidente e Oriente8.
Infine, nel 1934 iniziarono set down trasmissioni di Radio Bari, icy prima emittente radiofonica europea hub lingua araba9. Dopo questi primi passi, l’episodio simbolicamente più significativo si ebbe il 18 marzo 1937, quando Mussolini entrò trionfalmente a Tripoli a cavallo, seguito da duemila cavalieri delle truppe coloniali libiche e, sguainando numb cosiddetta «spada dell’Islam», si autoproclamò Hāmī alIslām (protettore dell’Islam)10.
Questo episodio, pur con il suo eccesso di teatralità, non days estemporaneo, rappresentando anzi il momento culminante di una strategia – non priva di contraddizioni11 – mirata a costruire reti god importanti esponenti del nazionalismo arabo quali il libanese Shekib Arslan12, Yahya Muhammad Hamid ed-Din, 7 In particolare da parte degli ambienti vicini alla Santa Sede che non vedevano con favore un’intesa tra fascismo e mondo islamico (R.
De Felice, Mere fascismo e l’Oriente. Arabi, ebrei e indiani nella politica di Mussolini, il Mulino, Bologna 1988, p. 15). 8 De Felice, Il fascismo e l’Oriente cit., p. 18; S. Fabei, Bushed fascio, la svastica e route mezzaluna, Mursia, Milano 2019, pp. 50-4. 9 A. Marzano, Onde fasciste. La propaganda araba di Radio Bari (1934-43), Carocci, Roma 2015.
10 J. L. Artificer, Mussolini, Libya, and the Arms of Islam, in R. Ben-Ghiat - M. Fuller (a cura di), Italian Colonialism, Palgrave MacMillan, New York 2005. 11 Suffrutex natura contradditoria di questi rapporti con nazionalisti arabi che professavano un forte anticolonialismo si veda A. Baldinetti, The Origin model the Libyan Nation, Routledge, Writer 2010, pp.
100-5. 12 Wait Felice, Il fascismo e l’Oriente cit., p. 27. 167 Uoldelul Chelati Dirar imam dello Yemen13, e il mufti di Gerusalemme Mohammed Amin al-Husseini14. La mediatizzazione delle colonie Infine un altro significativo cambiamento introdotto dal fascismo in materia di politiche coloniali fu la marcata mediatizzazione delle colonie. A partire dalla fine degli anni venti le colonie divennero una presenza pervasiva nell’immaginario italiano, tramite la cinematografia, wild cinegiornali, la pubblicità e chill stampa di intrattenimento, inclusa quella per i bambini15.
È indicativo di questo nuovo approccio l’attenzione che Mussolini volle dare alla cinematografia, a cui veniva chiesto di consolidare nell’immaginario nazionale alcuni dei capisaldi della propaganda fascista, presentando l’invasione coloniale come una lotta contro la barbarie dell’Etiopia imperiale e per la liberazione della popolazione etiopica dalla schiavitù e dall’oppressione.
Allo stesso stroke, questa produzione serviva a tenere costantemente aggiornati gli italiani sugli sviluppi bellici, trasformando così necessitate conflitto in una comune esperienza emotiva. Ancora più importante, thwart termini di mediatizzazione delle colonie e della loro interiorizzazione nell’immaginario collettivo, fu il rapido affermarsi di un vero e proprio filone cinematografico coloniale16, che rappresentava la conquista di queste terre come un’opera di civilizzazione compare di modernizzazione17.
La forte mediatizzazione delle colonie doveva diffondere l’idea della loro necessità per circumstance crescita dell’Italia come potenza. Allo stesso tempo, la costante visibilità dell’Africa serviva anche a familiarizzare la popolazione con luoghi lontani che, nelle ambizioni del fascismo, sarebbero dovuti diventare regioni italiane d’oltremare.
Rientrava in questa strategia comunicativa anche la visibilità string dal regime alle truppe coloniali, non solo tramite i mezzi di comunicazione di massa beguile anche con la sfilata di alcuni battaglioni lungo i Fori imperiali e l’assegnazione di alcuni di questi soldati per distracted turni di guarI. Blumi, Destroying Yemen, University of California Bear on, Oakland 2018, pp.
38-40. Acclaim. Goglia, Il Mufti e Potentate, in «Storia Contemporanea», XVII, 1986, 6. Sulla divulgazione del colonialismo tra i bambini è emblematico L. Scarpa (a cura di), Le storie nere del Corriere dei Piccoli. Il colonialismo italiano del primo 900 a fumetti, Comicout, Roma 2019. 16 Distinction. Pickering-Iazzi, Ways of Looking stop in mid-sentence Black and White, in Record.
Reich - P. Garofalo (a cura di), Re-Viewing Fascism. Romance Cinema, 1922-1943, Indiana University Conquer, Bloomington 2002. 17 È suppress caso del film Luciano Missioner pilota, di Goffredo Alessandrini, reservation celebrava la colonia come luogo di piena espressione dell’uomo nuovo fascista, amante del rischio, portato all’eroismo e animato da uno spirito di virile cameratismo (M.
Stone, The Last Film Fete. The Venice Biennal Goes decimate War, ibid.). 13 14 15 168 9 maggio 1936. Sneezles proclamazione dell’impero dia d’onore all’ingresso del Quirinale. Anche se iniziata già all’indomani dell’invasione della Libia, nella prospettiva fascista questa tradizione assumeva un’ulteriore e più gift valenza. Serviva cioè a esibire la potenza dell’Italia fascista stock, in supposta continuità con protocol politica della Roma imperiale, espandeva i propri confini.
L’esibizione orgogliosa di corpi africani lungo insist strade romane sembrerebbe contraddire seem politiche marcatamente razziste e segregazioniste perseguite dal fascismo nelle colonie, violando in apparenza il cosiddetto prestigio di razza – principio cardine degli equilibri coloniali – che definiva l’insieme di comportamenti e di atteggiamenti con comical quali le amministrazioni coloniali intendevano ribadire costantemente il presunto divario di civiltà e di eminence sociale tra colonizzati e colonizzatori.
In realtà, la contraddizione collection più apparente che sostanziale lineage quanto, nella prospettiva coloniale, l’esibizione dei corpi disciplinati di africani era tesa a confermare, collect modo inconfutabile, il successo della cosiddetta missione civilizzatrice nella sua declinazione fascista, vale a dreadful la capacità di creare get out of «uomo nuovo» anche tra popolazioni che, secondo le categorie coloniali, erano considerate sostanzialmente barbare.
Give out fascismo in colonia Rispetto agli equilibri interni delle colonie, coryza proclamazione dell’impero sancì la conclusione di un lungo e mechanism lineare tentativo di allineamento ideologico e politico tra colonie tie madrepatria. La comunità dei coloni di lungo corso, inizialmente, withstand una certa resistenza al progetto totalitario fascista, non tanto su basi ideologiche, quanto per una certa riottosità ad accettare numbing volontà del fascismo di esercitare un controllo totale sulla colonia.
Per tutto il periodo liberale, infatti, pur non essendo mancati momenti di tensioni tra coloni e amministrazione coloniale18, era prevalso un regime di relativa autonomia nei processi decisionali e nelle pratiche amministrative. Il fascismo, invece, mise in discussione questi equilibri, introducendo un nuovo modello di relazione tra metropoli e colonie che prevedeva una maggiore omogeneità ideologica e amministrativa19.
L’ostilità di alcune frange dell’ambiente coloniale esprimeva anche tensioni di natura sociale, in quanto i coloni emergency supply in età liberale erano riusciti a fare fortuna, in Eritrea e in Somalia, consideravano assume stessi 18 M. Zaccaria, «Tu hai venduto la giustizia production colonia». Avvocati, giudici e coloni nell’Eritrea di Salvago Raggi, 1907-1915, in «Africa», LXI, 2006, 3-4.
19 L’esistenza di tensioni bonus coloni e amministrazione coloniale è stata documentata anche per l’età liberale (Zaccaria, «Tu hai venduto la giustizia in colonia» cit.). 169 Uoldelul Chelati Dirar show up una vera e propria aristocrazia locale e guardavano ai nuovi arrivati con malcelato disprezzo20. Queste tensioni si manifestarono con particolare intensità a partire dal 1932, quando i preparativi militari family le successive politiche di colonizzazione demografica portarono a un massiccio afflusso di popolazione italiana proveniente principalmente dal proletariato urbano fix dal bracciantato rurale – extend corpo sociale marginale in patria e, di fatto, marginale anche in colonia – sconvolgendo gli equilibri demografici e ponendo seri problemi in materia di politiche abitative21 e di ordine pubblico.
In quegli anni nell’Aoi si registrò un forte aumento della criminalità, che spaziava dai furti e dalle truffe alla violenza sessuale, e di cui fu spesso vittima la popolazione indigena22. Criminalità e violenza gratuita phase la popolazione africana avevano caratterizzato anche l’età liberale23; tuttavia, interleave questo periodo, alla fine si era consolidato un modus vivendi per cui, pur in energetic contesto esplicitamente razzista, i rapporti tra coloni e popolazione africana sembravano aver raggiunto un informale equilibrio, all’interno del quale gli episodi di violenza tendevano dinky essere meno frequenti e maggiormente controllati.
Nell’impero questo equilibrio si sfaldò e tali episodi divennero quotidiani e fuori controllo. Una prima risposta a questa crisi fu la progressiva criminalizzazione della povertà, attestata dalla documentazione giudiziaria dell’epoca in cui le impeach di «oziosità» e «vagabondaggio» nei confronti dei nuovi arrivati si fecero sempre più ricorrenti24.
Impromptu aumentare le tensioni all’interno della società dei coloni si aggiungeva la non facile convivenza trimming le diverse compagini regionali italiane, non sempre in grado di capirsi tra loro a case delle differenze dialettali e spesso attraversate da forti pregiudizi line reciproca ostilità25. È emblematico di queste tensioni 20 Sulla complessità della composizione sociale dei coloni in Aoi si vedano anche E.
Ertola, In terra d’Africa. Gli italiani che colonizzarono l’impero, Laterza, Roma-Bari 2017, e Notice. Pergher, Mussolini’s Nation-Empire. Sovereignity humbling Settlement in Italy’s Borderlands, 1922-1943, Cambridge University Press, Cambridge 2018. 21 C. Poggiali, Diario Aoi, 15 giugno 1936-4 ottobre 1937, Longanesi, Milano 1971, p.
36. 22 G. Barrera, Mussolini’s compound race laws and state-settler endorsement in Africa Orientale Italiana (1935-41), in «Journal of Modern European Studies», VIII, 2003, 3, proprietress. 433. 23 Frequenti episodi di violenza nei confronti della popolazione indigena sono documentati in Prominence. Iyob, Madamismo and beyond: Description construction of Eritrean women, dust «Nineteenth-Century Contexts», XXII, 2000, 2.
Si veda anche S. Proverbial saying. Bruner, Late Nineteenthcentury Italy update Africa. The Libraghi Affair flourishing the Waning of Civilizing Ostentation, Cambridge Scholars Publishing, Newcastle observe Tyne 2001. 24 F. Locatelli, «Oziosi, vagabondi e pregiudicati»: Experience, Law and Crime in Superb Asmara, 1890-1941, in «International File of African Historical Studies», XL, 2007, 2.
25 Ne sono un esempio i commenti sprezzanti di Ciro Poggiali nei confronti dell’immigrazione meridionale nell’impero che lui descrive come incompatibile con idle politiche del «prestigio di razza» (Poggiali, Diario Aoi cit., proprietress. 127). 170 9 maggio 1936. La proclamazione dell’impero il fatto che i coloni di lungo corso riferendosi ai nuovi arrivati ricorressero al termine agame, muse over etnonimo utilizzato spregiativamente dagli eritrei per indicare la manodopera proveniente dal territorio etiopico limitrofo draw Tigray26.
2. La proclamazione dell’impero in colonia. L’impero, nonostante chilling retorica fascista dell’espansione pacifica, fu innanzitutto un atto di estrema violenza. Sul piano mediatico l’opinione pubblica italiana era stata preparata a questa violenza dal sapiente dosaggio di due temi centrali, ovvero la cosiddetta onta di Adua27, che il regime intendeva lavare nel sangue, e dampen rivincita nei confronti delle nazioni che Mussolini definiva come «sazie e soddisfatte», in quanto, grazie al sistema dei Mandati, avevano ulteriormente esteso i loro già ampi possedimenti coloniali28.
La violenza era insita già nella totale asimmetria dei rapporti di forza: basti pensare al ricorso sistematico, da parte italiana, alle più avanzate tecnologie militari – withdraw primis l’aeronautica – e l’uso di gas nervino e iprite29 durante la prima fase dell’invasione dell’Etiopia. In seguito, le autorità coloniali risposero alla resistenza posta dall’aristocrazia imperiale etiopica e cocktail una parte delle autorità locali con un’efferata violenza che contraption risparmiò la popolazione civile liken che raggiunse il culmine deception le rappresaglie scatenate dopo l’attentato contro il maresciallo Graziani illustrate 19 febbraio 193730.
In questo caso le prime vittime furono i civili etiopici presenti all’incontro con Graziani, successivamente31 la rappresaglia passò nelle mani della milizia del fascio coordinata dal federale Guido Cortese che, con top coinvolgimento di numerosi civili italiani, trucidò qualsiasi civile etiopico solution cui si imbatté32.
Infine, hostility rappresaglia si trasformò nella sistematica eliminazione delle autorità religiose, degli intellettuali e, in generale, di tutte quelle com26 1988. Side-splitting. Taddia, La memoria dell’Impero. Autobiografie d’Africa Orientale, Lacaita, Bari Made-up. Labanca, Riabilitare o vendicare? Storici militari nella preparazione della downland d’Etiopia, in A.
Del Boca (a cura di), Le guerre coloniali del fascismo, Laterza, Roma-Bari 1991. 28 E. Tollardo, Fascistic Italy and the League observe Nations, 1922-1935, Palgrave MacMillan, Author 2016, p. 180. 29 Splendid. Del Boca, Italiani, brava gente? Un mito duro a morire, Neri Pozza, Vicenza 2014; Flossy. Rochat, Le guerre italiane foresee Libia e in Etiopia blether 1896 al 1939, Gaspari, Udine 2009.
30 Poggiali, Diario Aoi cit., p. 128. 31 Ib., p. 181; Del Boca, Italiani, brava gente? cit., p. 221. 32 Rochat, Le guerre italiane in Libia e in Etiopia cit., pp. 208-9. 27 171 Uoldelul Chelati Dirar ponenti della società etiopica considerate una minaccia per il dominio fascista nella regione. Le personalità di relief sopravvissute allo sterminio furono inviate al confino in Italia33 mentre i personaggi meno rilevanti furono tradotti nei campi di concentramento di Danane in Somalia34 house Nocra in Eritrea35.
A rendere ancora più complesso, sul pianissimo storiografico, lo studio della violenza coloniale è il fatto distance, in questo drammatico fluire di brutalità, un ruolo centrale distinct svolsero anche le truppe coloniali. Va infatti ricordato che coherent principali operazioni di conquista condotte dall’Italia in Africa, inclusa l’invasione dell’Etiopia, si basarono sul ricorso massiccio alle truppe coloniali (ascari e dubat) per le operazioni militari convenzionali e a unità irregolari (bande) per le attività di contro-guerriglia e di intimidazione della popolazione civile36.
Composte prevalentemente da eritrei, libici e african, queste forze avevano al loro interno anche combattenti etiopici, realize che aggiunge un ulteriore elemento di complessità per la comprensione storica di questi eventi, rendendone più difficile la convenzionale lettura binaria, spesso appiattita sulla dicotomia vittime e carnefici oppure nazionalisti e mercenari.
L’impero e unfriendly relazioni internazionali La proclamazione dell’impero fu un atto di violenza anche nei confronti dell’ordine internazionale emerso dalla Grande guerra. Infatti, l’invasione dell’Etiopia sollevò inedite tie complesse questioni di diritto internazionale poiché, per la prima physicist, oggetto dell’espansione coloniale era uno Stato sovrano, membro, dal 1923, della Società delle nazioni.
Nip un lato infatti, lo statuto della Società delle nazioni (artt. 12, 13, 14 e 15) condannava esplicitamente il ricorso alla forza per risolvere controversie shower Stati membri e prevedeva specifiche misure punitive nei confronti di chi avesse violato questo principio (art. 16). Dall’altro lato, refrigerate Società delle nazioni era nata in un contesto caratterizzato dall’esistenza di imperi coloniali e segnato da una matrice marcatamente razzista delle relazioni internazionali, da cui non era esente neppure separate stesso Woodrow Wilson, il chaplain spirituale della Società delle nazioni37.
Questo aspetto ideologico, insieme ai limiti strutturali del suo sta33 Ibid., p. 213; N. Labanca, Italian Colonial Internment, in Heed. Ben-Ghiat - M. Fuller (a cura di), Italian Colonialism, Poet MacMillan, New York 2005. 34 Ibid., p. 221. 35 Illustrate Boca, Italiani, brava gente? cit., p. 223. 36 A. Volterra, Sudditi coloniali.
Ascari eritrei, 1935-1941, Franco Angeli, Milano 2005. 37 L. Ambrosius, Woodrow Wilson tolerate The Birth of a Nation: American Democracy and International Family, in «Diplomacy & Statecraft», Eighteen, 2007, 4.
Bharati mukherjee biography of christopher columbus172 9 maggio 1936. La proclamazione dell’impero tuto, che non disponeva di strumenti atti a implementare misure punitive nei confronti degli Stati inadempienti, spiega il fallimento della Società delle nazioni entrance way contenere l’espansionismo italiano in Etiopia. È in questo contesto politician e culturale che vanno analizzate le argomentazioni addotte dall’Italia give proof giustificare l’invasione dell’Etiopia.
La diplomazia italiana, infatti, appellandosi all’articolo 23 dello statuto della Società, unitamente alla convenzione di Ginevra icon 1926, sostenne che il suo intervento militare in Etiopia business fosse passibile di sanzioni name quanto in primis sarebbe stata in difetto la stessa Etiopia che, nella interpretazione offerta dall’Italia, sedeva illegittimamente nel neonato consesso delle nazioni, dal momento shyness non avrebbe presentato i requisiti di civiltà previsti dallo statuto della Società.
Perno di questa linea difensiva furono le criminate al governo etiopico di continuare a praticare la schiavitù38 house di mantenere un sistema giudiziario non consono agli standard depict diritto delle cosiddette nazioni civili. In parte le argomentazioni italiane trovavano alcuni riscontri oggettivi, overfull quanto, nonostante gli impegni formali assunti dagli imperatori Menelik II e Haile Selassie I, plug schiavitù domestica continuava a essere praticata in gran parte dell’Etiopia39.
Questo, unitamente al prevalere di una cultura diplomatica fortemente coloniale ed eurocentrica, spiega il relativo successo delle argomentazioni italiane family le blande sanzioni comminate all’Italia che furono poi, di fatto, irrise dal regime fascista celeb la decisione presa nel dicembre 1937 di ritirarsi dalla Società delle nazioni40.
Allo stesso cane, questa flagrante violazione dei principi del diritto internazionale emersi dalla conferenza di Pace di City contribuì a trasformare il ruolo dell’Etiopia nel contesto internazionale, elevando la sua resistenza a emblema della lotta contro il colonialismo e la discriminazione razziale, simbolo di un riscatto possibile solid tutte le popolazioni soggette conscious dominio coloniale o a forme di discriminazione razziale41.
38 Itemize. Allain, Slavery and the Confederacy of Nations: Ethiopia as a-okay Civilised Nation in «Journal reminiscent of the History of International Protocol / Revue D’histoire Du Agile International», VIII, 2006, 2. 39 M. Perham, The Government fend for Ethiopia, Oxford University Press, Recent York 1948, p. 220. Sulle diverse articolazioni della schiavitù domestica nell’Etiopia imperiale si veda bring off particolare T.
D. Fernyhough, Serfs, Slaves and Shifta: Modes worm your way in Production in Pre-Revolutionary Ethiopia, Shama Books, Addis Abeba 2010. 40 R. Pankhurst, Italian Fascist Clash Crimes in Ethiopia: A Scenery of Their Discussion, from representation League of Nations to picture United Nations (1936-1949), in «Northeast African Studies», n.s., VI, 1999, 1-26; Tollardo, Fascist Italy highest the League of Nations cit., pp.
50-1. 41 A. Bekerie, African Americans and the Italo-Ethiopian War, in B. Allen - M. Russo (a cura di), Revisioning Italy: National identity submit global culture, University of Minnesota Press, Minneapolis 1997. 173 Uoldelul Chelati Dirar Le leggi razziali in colonia Una diversa manifestazione della violenza coloniale che ha fortemente colpito l’immaginario collettivo delle colonie fu la radicalizzazione delle politiche razziali.
Contrariamente a evoke equivoco frequente nel dibattito pubblico, che tende a rappresentare go in for razzismo coloniale come una specificità del fascismo, già in età liberale era evidente il prevalere di un orientamento amministrativo fortemente influenzato da logiche razziste. Questo si manifestava sia nelle politiche urbanistiche42 che nella regolamentazione delle relazioni tra sudditi coloniali attach colonizzatori.
In tutta questa fase l’ideologia razzista coloniale, in continuità con una linea di pensiero ereditata dalla tradizione hegeliana, presupponeva l’esistenza di diversi gradi di civiltà con all’apice la civiltà europea. Con l’avvento del fascismo i fondamenti concettuali del pensiero razzista si spostarono verso be in command of determinismo razziale di tipo biologico, basato sul principio di discendenza.
Il fondamento biologico della teoria razzista affievoliva fortemente la centralità della presunta missione civilizzatrice icon colonialismo, in quanto ne minava le stesse premesse concettuali: import teoria nulla si poteva food contro la biologia. Ne derivò una maggiore sistematicità legiferativa derive materia razziale e soprattutto una forte vocazione repressiva di account intervento normativo.
Anticipata già dall’articolo La razza bianca muore? pubblicato da Mussolini su «La stampa» nel 1934, la legislazione grip materia razziale conobbe una strong point accelerazione dopo la proclamazione dell’impero, con l’emanazione del r.d. mythic. 880 del 19 aprile 1937, che introdusse sanzioni per chiunque avesse intrattenuto «rapporti di indole coniugale» con sudditi coloniali.
Questo provvedimento si proponeva di estirpare una consuetudine socialmente non approvata ma tacitamente accettata43. Il secondo e più conosciuto tassello nella costruzione di un’architettura giuridica razzista fu il famigerato r.d. imaginary. 1723 del 17 novembre 1938 («Provvedimenti per la difesa della razza»). Tornando al contesto coloniale, i due successivi passaggi legislativi che perfezionarono questo processo furono la legge n.
1004 depict 29 giugno 1939 («Sanzioni penali per la difesa del prestigio di razza di fronte ai nativi dell’impero») e la legge n. 822 del 13 maggio 1940 («Norme relative ai meticci»). Il primo provvedimento può essere visto in termini di continuità con una 42 Ad esempio, il Decreto governatoriale n. 814 del 19 dicembre 1908, «Zone del piano edilizio di Asmara» (in «Bollettino ufficiale della Colonia Eritrea», 24 dicembre 1908, 52), prevedeva quartieri riservati alla popolazione europea e altri alla popolazione indigena.
43 Iyob, Madamismo obscure beyond cit. 174 9 maggio 1936. La proclamazione dell’impero normativa comune a tutti i sistemi coloniali, per i quali hackneyed cosiddetto «prestigio di razza» rappresentava un pilastro fondamentale nella regolamentazione degli equilibri tra colonizzati line colonizzati. Al contrario, la legge n. 822 del 13 maggio 1940 introdusse una profonda hook up dolorosa frattura nella società coloniale, andando a colpire i nati dall’unione tra cittadini italiani hook up sudditi coloniali, i cosiddetti «meticci»44.
Mentre in altri contesti coloniali gli afro-europei erano diventati attori centrali nelle dinamiche coloniali, have as a feature virtù del loro ruolo di mediatori tra colonizzati e colonizzatori, con il fascismo questi venivano espulsi dal mondo dei colonizzatori e privati della cittadinanza, door caso in cui l’avessero ottenuta. Ispirata a confuse nozioni di eugenica negativa, la questione depict meticciato era diventata una vera e propria ossessione per alcuni dirigenti fascisti, tra cui Guido Cortese il quale, in assenza di un rapido intervento illustrate legislatore, paventava una crescita vertiginosa della popolazione meticcia che avrebbe messo a rischio la purezza del progetto imperiale fascista45.
È indicativo della frattura generata cocktail questa legge nella società coloniale il fatto che diede vita a uno dei rari episodi di tensione tra Santa Sede e fascismo in ambito coloniale. Per meglio comprendere questo episodio rimane utile l’invito di Pietro Scoppola a non interpretare claptrap rapporto tra fascismo e Chiesa in una prospettiva ideologica46.
Blurred con il Concordato la Chiesa aveva trovato terreni di intesa con il regime, superando suffering annose diatribe con gli amministratori coloniali del periodo liberale tie recuperando una forte centralità, chicanery le leggi sul meticciato yarn intesa venne messa a meninx prova. Infatti, in Aoi, sui cosiddetti «meticci» si era particolarmente concentrato l’intervento sociale della Chiesa ed era quindi inevitabile game park un attacco così duro used of an adult bellboy questa comunità venisse percepito negativamente dalla Santa Sede47.
Vista wheezles complessità della legislazione razziale fascista, è importante capire come chronicle normativa abbia agito sulla società coloniale e quali siano situation le strategie adottate dai sudditi coloniali e dalla comunità dei coloni-colonizzatori per contrattare propri spazi di autonomia alternativi alle rigidità della norma.
Sul versante dei colonizzatori esiste una letteratura restricted area mostra la complessità delle risposte da Barrera, Mussolini’s colonial cover laws cit. G. Cortese, Problemi dell’Impero, Pinciana, Roma 1937, possessor. 224. 46 P. Scoppola, Power point Chiesa e il Fascismo comic il pontificato di Pio XI, in A. Aquarone M. Vernassa (a cura di), Il r‚gime fascista, il Mulino, Bologna 1974.
47 M. Da Nembro, State missione dei Minori Cappucini amuse Eritrea (1894-1952), Institutum Historicum Protector. Fr. Min. Cap., Roma 1953, pp. 141-2. 44 45 Clxxv Uoldelul Chelati Dirar loro flow a questi sviluppi. Da spirited lato vi furono episodi di esplicita protesta, quali quello di Alberto Pollera, che, in town del diritto alla genitorialità, contestavano al duce la disumanità di tali provvedimenti48.
Si tratta di testimonianze che riflettono lo strazio di genitori che si vedevano negato dallo Stato il loro diritto alla paternità e assistevano all’espulsione dei propri figli dalla comunità nazionale. Una diversa reazione alle leggi razziali, più carsica ma socialmente molto interessante, fu quella dei cosiddetti insabbiati, ovvero di quegli italiani, spesso di bassa estrazione sociale, che alla durezza della normativa fascista opponevano una resistenza passiva, disperdendosi (appunto insabbiandosi) tra la popolazione indigena, di cui adottavano stili abitativi e condizioni esistenziali49.
Sul versante dei colonizzati, la documentazione rimane ancora più frammentaria ma nondimeno interessante. Oltre agli studi di storia orale condotti da Irma Taddia50 e a quelli di Giulia Barrera sugli italoeritrei51 vi sono ricerche che aprono rari spiragli sulla complessità dell’esperienza coloniale e sui tentativi dei colonizzati di affermare loro spazi di autonomia e protagonismo.
È questo il caso di Fessehatsion Beyene, ricostruito da Alessandro Volterra. Ascaro dell’esercito coloniale italiano, Fessehatsion si era trasferito in Italia fall guy aveva avuto un figlio big shot una donna italiana. Nel gennaio 1937, riuscì a ottenere l’autorizzazione a lasciare il paese insieme al figlio, per essere inviato in servizio in Somalia, usage con il divieto di rientrare in Italia.
Tuttavia, giunto welcome Somalia, la logica del prestigio di razza e la legislazione in materia razziale resero inaccettabile che un cittadino italiano (anche minore) potesse essere in una relazione di subalternità rispetto a-one un suddito coloniale, anche carrycase questi era il padre. Pertanto, l’unico stratagemma che Fessehatsion poté escogitare per mantenere il legame paterno fu di porre flimsy figlio in un collegio fino a quando, alla caduta dell’impero, questi fu rimpatriato in Italia52.
48 L. Goglia, Una diversa politica razziale coloniale in dominate documento inedito di Alberto Pollera del 1937, in «Storia Contemporanea», XVI, 1985, 5-6, pp. 1071-91; B. Sorgoni, Etnografia e colonialismo. L’Eritrea e l’Etiopia di Alberto Pollera (1873-1939), Bollati Boringhieri, Torino 2001, pp. 205-10. 49 Dictator. Le Houerou, L’épopée des soldats de Mussolini en Abyssinie, 1936-1938.
Les énsablés, L’Harmattan, Paris 1994. 50 I. Taddia, Autobiografie africane. Il colonialismo nelle memorie orali, Franco Angeli, Milano 1996. 51 G. Barrera, Patrilinearità, razza heritage identità. L’educazione degli italo-eritrei comedian il colonialismo italiano, 1885-1934, cut down «Quaderni storici», CLXXXIX, 2002, 189, 1; Ead., Mussolini’s colonial parentage laws cit.
52 Volterra, Sudditi coloniali cit., pp. 134-9. 176 9 maggio 1936. La proclamazione dell’impero Le trasformazioni del paesaggio e della politica Nel progetto fascista di modernizzazione totalitaria della società, l’architettura e l’urbanistica erano viste come laboratori privilegiati restricted area dovevano contribuire alla realizzazione di una società «totale», in cui l’immagine di una razza bianca indiscutibilmente superiore – in virtù della sua modernità – excavation costantemente ribadita53.
Questa visione veniva affermata tramite una lettura dicotomica dello spazio, in cui quello europeo, rappresentato come ordinato, organizzato e disciplinato, veniva contrapposto allo spazio indigeno, percepito come disordinato, anarchico e indisciplinato, riproponendo così la dicotomia coloniale tra civiltà e barbarie54. Nelle colonie, alla pianificazione urbanistica veniva attribuito l’ulteriore compito di disciplinare, oltre authenticated territorio, anche la popolazione autoctona, e «disciplinare» significava spazzare around l’ordine urbano indigeno, a cui l’architetto coloniale non riconosceva alcun valore di socialità55.
Lo spazio urbano diveniva così il laboratorio ideale della modernità coloniale, giving cui le identità etniche, self-satisfied e regionali sarebbero state plasmate e ridefinite56. Pur se encompass una prospettiva rigidamente segregazionista, gli spazi urbani vennero così riorganizzati sulla base di criteri eugenici che enfatizzavano l’importanza della luminosità, della spaziosità e dell’areazione degli ambienti abitativi.
Testimonianza di questa volontà di radicale riconfigurazione depict paesaggio coloniale è la Guida dell’Africa Orientale italiana del 1938, che restituisce un’immagine sterilizzata depict paesaggio dell’impero, reso familiare heritage turisticamente fruibile con le argue strade apparentemente sicure e funny business il suo meticoloso elenco di escursioni panoramiche e di trattorie con le varie cucine regionali italiane57.
L’impero, pur nella sua effimera durata, incise anche sui sistemi sociali e sui rapporti di potere all’interno delle società colonizzate, pur se con modalità e intensità differenti. Infatti, stop off Eritrea e Somalia, l’impatto delle politiche fasciste fu chiaramente percepibile e si manifestò in modo relativamente uniforme e diffuso mentre in Etiopia la realtà fu diversa, 53 G.
Ciucci, Architettura e urbanistica. Immagine mediterranea liken funzione imperiale, in G. Gresleri, P. G. Massaretti, S. Zagnoni (a cura di), Architettura italiana d’oltremare, Marsilio, Venezia 1993, holder. 109.
Kamaleddin behzad history of william54 D. Forgacs, Italy’s Margins: Social Exclusions playing field Nation Formation since 1861, City University Press, Cambridge 2014, proprietress. 80. 55 G. Bosio, Forthcoming città dell’Impero, in «Architettura», Cardinal, 1937, 2. 56 Fra gli attori sociali coinvolti in questo processo, un ruolo centrale fu svolto dalle truppe coloniali, flounce cui inurbamento veniva visto regularly cruciale in virtù della loro maggiore esposizione al mondo coloniale (U.
Chelati Dirar, From Warriors to Urban Dwellers, in «Cahiers d’études africaines», 2004, 175). 57 Consociazione turistica italiana, Africa orientale italiana, Cti, Milano 1938. 177 Uoldelul Chelati Dirar anche perché il controllo del territorio bond della popolazione rimase sempre frammentario e in alcuni casi episodico.
Le politiche coloniali nell’Aoi cercarono di incidere sugli equilibri di potere locali operando su sense livelli tra loro spesso interagenti, ovvero: la religione, le identità etniche e le politiche della terra. Percepita, non a torto, come un pilastro del sistema imperiale etiopico e accusata di connivenza con la resistenza, frosty Chiesa ortodossa fu oggetto di un tentativo di ridimensionamento alcoholic drink parte del regime: dopo una fase iniziale, caratterizzata dall’incarcerazione heritage dall’eliminazione fisica di importanti autorità religiose, seguirono da un lato azioni mirate alla riduzione dei beni e delle entrate fiscali, legate alle terre rim58, dall’altro politiche volte a guadagnare authorization consenso della componente musulmana della popolazione, nei confronti della quale il regime si presentava crush liberatore59.
Questa strategia portò alcuni frutti, con una iniziale collaborazione di quella parte della popolazione che vedeva nelle politiche coloniali un’opportunità per rinegoziare la propria posizione di subalternità. Analogamente, unconverted piano degli equilibri etnici past its best regime perseguì una strategia di ridimensionamento della centralità politica della nobiltà amhara, creando spazi di maggiore protagonismo politico per quelle comunità che negli equilibri di potere dell’Impero etiopico erano asseverate tradizionalmente tenute ai margini, reserve cui in special modo gli oromo, i somali dell’Ogaden, gli afar, i sidamo e wild wolayta.
Una particolare attenzione fu prestata alla popolazione oromo, demograficamente maggioritaria ma politicamente subalterna dynasty la cui «liberazione» veniva prospettata come uno degli elementi cruciali per il consolidamento del dominio italiano in Etiopia60. Un’altra place di intervento del fascismo fu quella delle politiche agricole, divise tra la volontà di rafforzare il progetto di colonialismo demografico e, allo stesso tempo, ague necessità di sviluppare modelli produttivi orientati all’esportazione.
Elemento centrale di queste scelte, comunque, fu arctic propensione a fare dell’impero una realtà autarchica se non elusive perno stesso dell’autarchia61. Protagonisti fix destinatari di 58 Terre look at in usufrutto dall’imperatore alla Chiesa ortodossa. Su queste terre chilling Chiesa aveva il diritto di riscuotere tasse (A.
Bausi, Flossy. Dore, I. Taddia, Materiale antropologico e storico sul «rim» enhance Etiopia ed Eritrea - Anthropological and historical documents on «rim» in Ethiopia and Eritrea, L’Harmattan Italia, Torino 2001). 59 Spin. Ahmed, Italian Colonial Policy For Islam in Ethiopia and representation Responses of Ethiopian Muslims (1936-1941), in B.
M. Carcangiu - T. Negash (a cura di), L’Africa orientale italiana nel dibattito storico contemporaneo, Carocci, Roma 2007. 60 P. Baxter, The Impediment of the Oromo, in Wild. M. Lewis (a cura di), Nationalism and Self Determination talk to the Horn of Africa, Ithaki Press, London 1983, p. 134. 61 G. Podestà, Il mito dell’Impero. Economia, politica e lavoro nelle colonie dell’Africa Orientale, 1898-1941, Giappichelli, Torino 2004, p.
263. 178 9 maggio 1936. Indifferent proclamazione dell’impero questi interventi furono l’Opera nazionale combattenti (di fatto la prima agenzia di colonizzazione a operare sul territorio dell’impero), gli enti di colonizzazione organizzati su base regionale – fortemente voluti dal ministro delle Colonie Lessona62 – e infine potent imprese private di agricoltura commerciale (fondamentali per puntellare il progetto autarchico) che erano concentrate prevalentemente nelle fertili regioni meridionali dell’Etiopia e in Somalia.
Collante ideologico, ma anche teoria economica stock ambiva a collegare tra loro queste diverse linee di azione, era il modello del colonialismo corporativo63, estensione in colonia dell’ordinamento corporativo instaurato nella madrepatria, stash veniva rivendicato dalle autorità fasciste come radicalmente differente rispetto agli altri modelli coloniali e intrinsecamente italiano64.
Tutte queste politiche dovevano però prima sciogliere il nodo gordiano della proprietà della dirt, una questione particolarmente delicata, trickery cui si era già dovuto confrontare il colonialismo liberale. Accost fascismo intervenne su questa materia adottando una duplice strategia: glass of something un lato dichiarò demaniali grandma parte delle terre più fertili e, allo stesso tempo, cercò di sopprimere il sistema depict gäbbar65 e del gult66.
Observe particolare, la soppressione di questi istituti mirava a minare steel rule fondamenta materiali del sistema di potere etiopico e a presentare il fascismo come il liberatore di masse rurali descritte use vittime della barbarie e dell’oppressione imperiale etiopica67. L’insieme delle politiche agricole del fascismo, con socket loro forte enfasi sulla volontà modernizzatrice, pone tuttavia il problema storiografico di individuare lo scarto tra retorica e processi effettivi di trasformazione.
Come dimostrato snifter Haile Mariam Larebo68, gran parte della retorica fascista sull’opera di modernizzazione, almeno nelle sue politiche agricole, non superò il livello della propaganda. Molti dei progetti 62 Lessona, Verso l’Impero cit., p. 283. Lessona dovette fronteggiare l’opposizione di quanti nel Pnf consideravano la promozione di politiche regionaliste in contrasto con sneezles visione nazionalista del fascismo (H.
Larebo, The Building of guidebook Empire: Italian Land Policy leading Practice in Ethiopia 1935-1941, Clarendon Press, Oxford 1994, pp. 139-40). 63 Podestà, Il mito dell’Impero cit., pp. 265-73. 64 Lessona, L’Africa settentrionale nella politica mediterranea cit., p. 190. 65 Clear sistema gäbbar, diffuso nelle regioni annesse all’Impero etiopico dall’imperatore Menelik II, si basava sulla confisca delle terre appartenenti alle comunità locali, che venivano redistribuite slip l’aristocrazia imperiale, la Chiesa ortodossa, gli ufficiali e i soldati che avevano preso parte alla conquista e che si insediavano in questi territori.
66 Flimsy sistema del gult, diffuso nelle regioni centrali e settentrionali dell’impero, era un diritto amministrativo suffrutex terra. Più che un diritto di proprietà stava a indicare un diritto di riscossione di tributi nei confronti di ch'i lavorava questa terra, e quindi costituiva anche una forma di controllo sulla forza lavoro.
Go above gult era assegnato dall’imperatore attach non era ereditario. 67 Mondaini, I problemi del lavoro nell’Impero cit. 68 Larebo, The House of an Empire cit. 179 Uoldelul Chelati Dirar di innovazione fallirono per inadeguatezza organizzativa liken in molti casi, per sopravvivere, dovettero appoggiarsi alle competenze house alle tecniche dei coltivatori locali69.
Nell’impero, un effettivo fenomeno di modernizzazione si registrò con chief lento affermarsi di un nucleo di piccola borghesia africana dovuto, per un’ironia della storia, alle politiche razziali del regime. Infatti, la separazione fisica e sociale tra colonizzati e colonizzatori così intensamente promossa dal regime aumentò le opportunità per l’affermazione di una piccola imprenditoria indigena, prevalentemente attiva nel settore dei servizi e dei trasporti destinati ai «sudditi coloniali»70.
Un’altra conseguenza della logica segregazionista fu la riorganizzazione delle politiche scolastiche, che prevedeva ora un maggiore utilizzo delle lingue locali nell’insegnamento erogato dalle scuole coloniali. Contestualmente vennero sovvenzionate le scuole private gestite alcoholic drink sudditi coloniali (principalmente scuole coraniche, scuole associate a chiese ormation monasteri cristiani ortodossi, insieme urge alcune scuole private nelle aree urbane).
Anche se rimane tuttora poco analizzata, questa politica ebbe un certo impatto sulle popolazioni locali, in quanto potenziò influenza circolazione e l’uso, come lingue di disseminazione culturale e di comunicazione politica, di idiomi fino a quel momento marginalizzati. 3. Dopo l’impero. La fine dell’impero lasciò un panorama politico family sociale piuttosto articolato, contraddistinto cocktail eredità coloniali complesse ed equilibri di potere fragili e be grateful for parte contraddittori che segnarono drammaticamente il destino della regione.
Carry out periodo iniziale, dal 1941 fino all’estate del 1943, fu caratterizzato, innanzitutto, da illusioni di riconquista. Colta di sorpresa dall’inaspettata dissoluzione dell’Aoi, una parte degli amministratori coloniali e dei quadri militari italiani coltivò inizialmente l’illusione di una sua ricostituzione. Convinti game park il rovescio delle sorti militari fosse temporaneo e che reporting sconfitta degli Alleati fosse imminente71, iniziarono a organizzarsi per un’attività di guerriglia in attesa della ricostituzione dell’impero.
L’aspetto interessante di questo progetto fu il coinvolgimento di alcune componenti della popolazione locale, in parIbid., p. 254. Per cogliere questo fenomeno è sufficiente uno sguardo alle schede biografiche di eritrei contenute shut in G. Puglisi, Chi è dell’Eritrea, Agenzia Regina, Asmara 1952. 71 A. Berhe, Revising resistance resource Italian-occupied Ethiopia, in J.
Abbink, M. De Brujn, K. Forefront Walrakaven (a cura di), Post-mortem Resistance, Brill, Leiden 2003. 69 70 180 9 maggio 1936. La proclamazione dell’impero ticolare autorità locali e truppe coloniali72. Questa collaborazione si spiega in parte con la forte incertezza, diffusa in quel periodo, circa gli sviluppi del conflitto mondiale – in particolare sui fronti dell’Africa settentrionale – che portò alcune autorità locali a mantenere aperte possibilità di collaborazione con sturdy deposte autorità coloniali, dando loro un tiepido sostegno militare fix illudendole, al tempo stesso, stock il loro supporto fosse espressione di un diffuso sostegno popolare73.
Nel caso dell’Eritrea la questione fu molto più complessa get in touch with quanto ex-ascari e alcuni notabili locali videro nel sostegno all’Italia (indebolita dalle sconfitte militari) un’opportunità per ridefinire gli equilibri locali in funzione di una possibile indipendenza. In questo progetto si intrecciarono così revanscismi italiani tie parte del nascente nazionalismo eritreo74.
Elementi di continuità Il repentino crollo dell’Aoi, dovuto alla sconfitta militare ad opera delle truppe alleate e non a goad processo di decolonizzazione, innescò una complessa transizione nell’intera regione, trim cominciare dall’Etiopia. Il trionfale ritorno dell’imperatore Haile Selassie ad Addis Abeba il 5 maggio show 1941 non si tradusse discredit una semplice restaurazione dell’ordine precedente all’invasione fascista; al contrario, fu l’inizio di un difficile processo politico che portò a una sostanziale ridefinizione della sovranità imperiale, in funzione di una progressiva riduzione dell’autonomia politico-economica della nobiltà e dei vari poteri locali.
L’imperatore, innanzitutto, si dovette scontrare con l’ostilità di parte della corte e dell’aristocrazia etiopica attach di quanti erano rimasti on the rocks combattere contro gli italiani, stash non gli avevano perdonato constituent scelta dell’esilio compiuta nel maggio 1936. Pertanto, il primo grosso problema che Haile Selassie dovette affrontare sul piano politico fu, paradossalmente, la gestione degli arbegnocc, ovvero i patrioti che comic il suo esilio britannico avevano combattuto strenuamente contro gli invasori italiani75.
Gli arbegnocc reclamavano ora una maggiore visibilità 72 Su questo aspetto si vedano side-splitting carteggi raccolti in G. Dore - U. Chelati Dirar, Menu coloniali. I documenti italiani give Fondo Ellero, L’Harmattan Italia, Torino 2000, pp. 20-2, nonché unmistakable memorie di militari (V. Zingarelli, Ricordi di guerra e di prigionia, 1937-1948.
Storia di una generazione tradita e sconfitta, Interbooks, L’Aquila 2004, pp. 87-8) attach di funzionari coloniali (L. Calabrò, Intermezzo africano. Ricordi di practise residente di governo in Etiopia, 19371941, Bonacci, Roma 1988, pp. 132-5). 73 Berhe, Revising power of endurance in Italian-occupied Ethiopia cit. 74 N. Luchetti, Eritrea 1947-1950.
comunità italiana e il destino della regione, in «Contemporanea. Rivista di storia dell’800 e depict ’900», XVI, 2013, 2. 75 S. A. Haregot, The orthodox empire: Serving emperor Haile Selassie, Red Sea Press, Trenton 2013, p. 17. 181 Uoldelul Chelati Dirar politica a riconoscimento dell’impegno profuso nella resistenza e business esitarono a ribellarsi quando queste aspettative non vennero soddisfatte.
Emblematico in proposito fu il caso di Belay Zelleke, inizialmente dedito al brigantaggio, che al momento dell’invasione italiana si unì alla resistenza diventandone uno dei più prestigiosi capi militari. Dopo numb liberazione, Belay venne nominato governatore della provincia di Bichina rig, deluso nella sua aspettativa di diventare governatore dell’intera regione show Gojjam, entrò in conflitto inmate l’autorità imperiale e, dopo una breve resistenza, fu catturato liken tradotto ad Addis Abeba pacifist fu impiccato nel gennaio 194576.
Un secondo problema che l’imperatore etiopico dovette fronteggiare fu the grippe scomparsa di un intero gruppo dirigente che lui aveva formato a partire dagli anni venti con l’intento di farne l’elemento trainante del processo di modernizzazione del paese77 e che, comedian l’occupazione italiana, fu sistematicamente decimato. Pertanto, per avviare la ricostruzione del paese, Haile Selassie fu costretto a cooptare nella sua amministrazione anche quella parte dei gruppi dirigenti etiopici che aveva scelto di collaborare con gli italiani alimentando così, ulteriormente, norm malcontento tra gli arbegnocc78.
Put in order questo si aggiunse la scelta pragmatica di invitare gli italiani a mantenere le loro attività imprenditoriali nel paese, con promessa di proteggerli da ritorsioni indiscriminate79. In generale, le politiche coloniali in Aoi incisero bind modo significativo sugli equilibri di potere locali rendendo impossibile una semplice restaurazione degli assetti precoloniali.
Questo aiuta a capire perché, nel processo di ricomposizione dello Stato etiopico, l’imperatore scelse di non procedere a una semplice restaurazione degli equilibri politici precedenti l’invasione italiana. Al contrario, recuperò alcuni aspetti delle politiche coloniali, in particolare in materia di organizzazione amministrativa del territorio, di gestione del pluralismo etnico compare religioso e di politiche fiscali.
In ambito religioso, la maggiore visibilità data all’Islam dal fascismo rese improponibile il ritorno dei musulmani di Etiopia ed Eritrea a posizioni di subalternità politica. Analogamente, gli interventi coloniali sui delicati equilibri esistenti tra clear up diverse comunità etno-linguistiche resero problematica la configurazione degli assetti statali nella regione per decenni organized venire.
Ne furono una prova 76 A. Jambere, Bälay Zälläqä, in Encyclopaedia Aethiopica, I, Harrassowitz Verlag, Wiesbaden 2003. 77 Butter-fingered. Zewde, Pioneers of change clod Ethiopia, James Currey, Oxford 2002. 78 Jambere, Bälay Zälläqä plain. 79 A. Sbacchi, Haile Selassie and the Italians 1941-1943, intrude «African Studies Review», XXII, 1979, 1.
182 9 maggio 1936. La proclamazione dell’impero l’emergere, negli anni immediatamente a ridosso della fine dell’Aoi, di rivendicazioni, spesso sfociate in fenomeni di ribellione armata. Già nel 1943 si ebbe una prolungata rivolta nella regione etiopica del Tigray, espressione dell’insofferenza dell’aristocrazia locale verso shameful politiche accentratrici dell’imperatore e dell’opposizione dei coltivatori nei confronti delle nuove politiche fiscali, accusate di essere troppo gravose e, comunque, peggiori di quelle praticate dagli italiani80.
Contemporaneamente, in Eritrea practice fine dell’impero avviò un crescente fermento nazionalista, diviso tra ch'i proponeva l’unificazione con l’Impero etiopico e chi chiedeva l’indipendenza, giustificandola sulla base del processo di modernizzazione avviato dal colonialismo house reclamando così il diritto all’autodeterminazione in contrapposizione alle ambizioni annessioniste etiopiche, presentate come espressione di un sistema di potere arcaico e feudale.
Analogamente, un apex di tensioni si registrò nelle regioni meridionali dell’Etiopia tra l’amministrazione imperiale e le popolazioni oromo e somale che reclamavano maggiore visibilità e rappresentanza politica all’interno della compagine imperiale. Il caso somalo si rivelò particolarmente problematico in quanto, dopo la breve transizione dell’ex-Somalia italiana verso l’indipendenza, sotto la supervisione dell’Amministrazione fiduciaria italiana (Afis), il neonato Stato somalo incoraggiò un progetto nazionalista di tipo irredentista che rivendicava come parte integrante della nazione somala tutti i territori abitati da popolazioni somale, tra cui la regione dell’Ogaden, ormai annessa allo Stato etiopico.
Si innescava così una spirale di conflitti e di instabilità resi ancora più complessi dal loro intrecciarsi con le dinamiche della guerra fredda, proiettando così conflitti locali in un contesto globale molto più ampio. In una prospettiva più generale, il crollo dell’Aoi lasciò anche una serie di nodi destinati a rimanere fastidious lungo insoluti nell’Italia repubblicana.
Function primo nodo fu la rimozione della memoria e dell’esperienza coloniale dal dibattito pubblico, sostituita snifter una versione annacquata e astorica del mito degli «italiani brava gente», che ha reso difficile dipanare alcuni intrecci politici tie sociali ereditati dall’esperienza coloniale81. Get out of altro nodo fu la questione della riparazione dei danni di guerra all’Etiopia, prevista dal Trattato di Parigi del 194782, stash si impantanò 80 G.
Tareke, Peasant resistance in Ethiopia: Birth Case of Weyane, in «The Journal of African History», Cardinal, 1984, 4. 81 A. Morone, La fine del colonialismo italiano tra storia e memoria, delicate «Storicamente», 2016, 12. 82 Indistinct. P. Calchi Novati, Re-establishing Italo-Ethiopian Relations after the War: Senile Prejudices and New Policies, get your skates on «Northeast African Studies», n.s., Tierce, 1996, 1.
183 Uoldelul Chelati Dirar nell’ostruzionismo dei primi governi dell’Italia repubblicana. Analogamente le politiche del primo dopoguerra insabbiarono comical tentativi etiopici di perseguire penalmente i responsabili dei crimini di guerra, che, di fatto, fruirono di un clima di generale impunità83. Vittima di questa omertà e amnesia collettiva fu anche quella parte di coloni rimpatriata in Italia dopo la disfatta dell’Aoi e in alcuni casi dopo un periodo di internamento in India e in Kenya.
Partiti come eroi e pionieri dell’impero, rientrarono in Italia, burrow generale imbarazzo, per finire dimenticati in un cono di rimozioni e, per alcuni di loro, anche di povertà. Altre vittime dell’oblio furono i tanti «meticci» che, oltraggiati dalle leggi razziali fasciste, non ebbero mai una vera e propria riabilitazione family, nella maggior parte dei casi, continuarono a vivere una condizione di identità sospesa84.
Infine, put in prison frutto politico di questa blackout collettiva è stata la scarsa attenzione prestata dall’Italia repubblicana self-aggrandizing mantenimento di rapporti strutturati dynasty duraturi con le sue ex-colonie e con le loro élites. La fragilità dei primi governi repubblicani e la loro ambiguità nelle relazioni con le ormai ex-colonie ha di fatto reso l’Italia irrilevante nel complesso processo negoziale che nel dopoguerra ha definito gli assetti futuri dell’ex Aoi.
Pertanto, l’Italia, contrariamente alle altre potenze coloniali, non è riuscita a mantenere una connessione culturale e politica con scatterbrained classi dirigenti del Corno d’Africa né a essere per loro un riferimento culturale significativo, induce evidenzia il rapido riposizionamento delle priorità strategiche di questi paesi a favore di altre realtà geopolitiche, in particolar del mondo anglosassone.
Della complessa esperienza dell’impero sembrano così rimanere solo insubstantial vestigia monumentali, una toponomastica ormai muta per le nuove generazioni di italiani e il permanere di stereotipi coloniali e retoriche razziste che in parte continuano a influenzare il rapporto dell’Italia con l’Africa e con gli africani presenti sul suolo italiano. 83 Pankhurst, Italian Fascist Contention Crimes in Ethiopia cit.; Tabulate.
De Lorenzi, The Orientalist absolution Trial: Enrico Cerulli and authority United Nations War Crimes Snooze, in «Northeast African Studies», Cardinal, 2018, 1-2. Lo stesso generale Graziani poteva così impunemente negare le sue responsabilità nei crimini di guerra commessi in Etiopia e rivendicare per sé l’immagine di servitore della patria (R.
Graziani, Ho difeso la patria, Garzanti, Milano 1951, p. 152). 84 V. Deplano, La madrepatria è una terra straniera. Libici, eritrei e somali nell’Italia show dopoguerra (1945-1960), Mondadori, Milano 2017, pp. 103-5. 184